Buon Pomeriggio miei cari Angeli. Con molto piacere vi segnalo il romanzo di Elara Benagi "CHRIS. UN GIGOLO' A VENEZIA" edito DAE.
TITOLO: CHRIS. UN GIGOLO' A VENEZIA
EDITORE: DAE (DARIO ABATE EDITORE)
GENERE: ROMANCE/EROTIC
DATA PUBBLICAZIONE: 4 GENNAIO 2017
PAGINE 282
PREZZO E-BOOK:3,99
PREZZO CARTACEO: 16,00
TRAMA
Christopher
ha 21 anni, un lavoro serale al B-bar Lounge a Venezia e un mucchio di esami da
recuperare a Giurisprudenza. Una sera d’estate, a fine turno, una donna bella,
ricca e ubriaca lo convince ad andare a letto con lui. Al suo risveglio si
ritrova con esame in più da recuperare e una nuova inaspettata prospettiva: i
bei ragazzi guadagnano tanti soldi, e lui è un bel ragazzo. La sua vita diventa un sogno a occhi
aperti: feste sfarzose e notti di fuoco, macchine sportive e belle donne,
lenzuola di seta e champagne. Ma cosa succederà quando incontrerà l’unica cosa
che non aveva cercato, l’Amore?
PRIMO ESTRATTINO 💝
Dopo
cinque minuti Marisa rientrò nel salottino con una vestaglia di seta nera
legata in vita che lasciava intravedere una sensuale biancheria di pizzo nero.
Aveva
in mano un vassoio con sopra una tazzina colma di caffè e una zuccheriera
d’argento lucida. Si chinò dolcemente appoggiando il vassoio sul tavolino al
centro del salottino, e con i seni ben in vista alzò il suo sguardo da gatta
sul volto attonito di Christopher. “Zucchero?” Sentì
il sangue ribollire nelle vene. Marisa era maledettamente attraente ed era
decisa a farsi apprezzare a ogni costo. Non riusciva a toglierle gli occhi di
dosso, e lei lo sapeva. Aveva
avuto delle storie ed era stato a letto con delle sue coetanee, ma lei era
diversa. Era
una donna e voleva lui. Una donna
sposata che viveva in una specie di castello favoloso. Poteva avere tutto ciò
che desiderava, e probabilmente l’aveva già, ma lei voleva lui. Marisa
rappresentava tutto ciò che inseguiva: successo, ricchezza, benessere, una vita
fatta di piaceri e di agi. Christopher
si sentiva avvampare: da quanto tempo non faceva sesso? Non lo ricordava
neanche. Tentò
di scrollarsi di dosso questi pensieri e scattò in piedi. “Devo
and…”
Non finì la frase. Marisa lo avvinghiò con un bacio famelico, mentre le sue mani esperte scivolarono sotto la sua t-shirt. Gliela sfilò, svelando così un fisico giovane e piacente con i muscoli appena in evidenza sotto una pelle chiara e pulita. “Il ragazzino è ancora un po’ acerbo, ma è un bocconcino troppo prelibato perché vada sprecato”, pensò. Riprese a baciarlo a morsi e slacciandogli la cintura dei jeans lo spinse nella sua camera da letto attraverso la porta del salottino rococò. Christopher riaprì gli occhi per un attimo. Anche questa stanza era enorme e un sontuoso letto matrimoniale ricoperto di cuscini e lenzuola di seta occupava il centro della parete in fondo. Marisa lo spinse al centro del materasso senza staccare le labbra dalle sue. “Che stai facendo?” una vocina interna lo tormentava “Domani hai l’esame. Non dovresti essere qui!” Ma i suoi pensieri vennero interrotti da un’inaspettata ondata di piacere che lo travolse come un fiume in piena, e in un istante non capì più nulla. Marisa aveva smesso di baciarlo sulla bocca e gli aveva aperto i jeans sprofondandovi dentro con la testa. Dimenticò ogni cosa e si lasciò scivolare in quel mare di sensazioni. Rimasero avvinghiati fino a poco prima dell’alba, finché non si addormentarono esausti.
Non finì la frase. Marisa lo avvinghiò con un bacio famelico, mentre le sue mani esperte scivolarono sotto la sua t-shirt. Gliela sfilò, svelando così un fisico giovane e piacente con i muscoli appena in evidenza sotto una pelle chiara e pulita. “Il ragazzino è ancora un po’ acerbo, ma è un bocconcino troppo prelibato perché vada sprecato”, pensò. Riprese a baciarlo a morsi e slacciandogli la cintura dei jeans lo spinse nella sua camera da letto attraverso la porta del salottino rococò. Christopher riaprì gli occhi per un attimo. Anche questa stanza era enorme e un sontuoso letto matrimoniale ricoperto di cuscini e lenzuola di seta occupava il centro della parete in fondo. Marisa lo spinse al centro del materasso senza staccare le labbra dalle sue. “Che stai facendo?” una vocina interna lo tormentava “Domani hai l’esame. Non dovresti essere qui!” Ma i suoi pensieri vennero interrotti da un’inaspettata ondata di piacere che lo travolse come un fiume in piena, e in un istante non capì più nulla. Marisa aveva smesso di baciarlo sulla bocca e gli aveva aperto i jeans sprofondandovi dentro con la testa. Dimenticò ogni cosa e si lasciò scivolare in quel mare di sensazioni. Rimasero avvinghiati fino a poco prima dell’alba, finché non si addormentarono esausti.
SECONDO ESTRATTINO 💞
Cercò
freneticamente i suoi vestiti sparsi un po’ ovunque in quella enorme stanza
che, alla luce del giorno, sembrava perfino più grande. Marisa
entrò dalla porta avvolta in un morbido accappatoio bianco con i capelli ancora
bagnati dalla doccia e con una sdolcinata, irritante, indolenza lo salutò
“Buongiorno piccolo Chris!” Christopher
continuava a vestirsi guardando il display del cellulare che gli indicava
l’ora. L’esame
sarebbe cominciato tra venticinque minuti e lui era dall’altra parte della
città. Avrebbe dovuto avere le ali per arrivare in tempo. “Cosa
ti prende? Cos’è questa fretta?” “Il
mio esame. Sono in ritardo!” “Oh
già! L’esame.” sembrava una mamma un po’ svampita che si era dimenticata di
svegliare il suo bambino in tempo per la scuola. “Ecco
prendi.” gli mise un biglietto da cento euro in mano. Christopher
si fermò di colpo confuso “Che cosa sono?” poi ricordò le parole di Marisa la
sera prima al B-Bar e trasalì “NO. Devi aver capito male. Io non…” “Su,
non fare lo schizzinoso! Sei stato bravo, e il talento va premiato.” recuperò
nuovamente il suo sguardo malizioso.“Guarda
che hai capito male. Io non voglio questi soldi.” cercò di ridarglieli, ma lei
si allontanò velocemente. “Non
ho intenzione di riprendermeli. Consideralo un rimborso spese, o magari un
contributo per i tuoi studi.” rispose mentre era già fuori dalla stanza. “L’ESAME!”
Non aveva tempo per inseguirla in quella enorme casa e convincerla a riprendersi quei soldi. Corse fuori a perdifiato e arrivò sfinito al molo vicino ai giardini pubblici, saltò appena in tempo su un vaporetto che andava verso il centro della città. Salito a bordo, si sedette sperando che il suo cuore smettesse di pulsare come se volesse esplodere e guardò nuovamente l’ora: 10.45. Non ce l’avrebbe fatta. Avvilito, si abbandonò sul sedile in plastica. Tra le mani sudate qualcosa di spigoloso lo pungeva fastidioso. Aprì il palmo sinistro e vide la banconota da cento euro piegata e accartocciata. La mise in tasca. Sarebbe tornato per restituirla quella sera stessa, prima di andare a lavoro, chiarendo le cose con quella donna.
Non aveva tempo per inseguirla in quella enorme casa e convincerla a riprendersi quei soldi. Corse fuori a perdifiato e arrivò sfinito al molo vicino ai giardini pubblici, saltò appena in tempo su un vaporetto che andava verso il centro della città. Salito a bordo, si sedette sperando che il suo cuore smettesse di pulsare come se volesse esplodere e guardò nuovamente l’ora: 10.45. Non ce l’avrebbe fatta. Avvilito, si abbandonò sul sedile in plastica. Tra le mani sudate qualcosa di spigoloso lo pungeva fastidioso. Aprì il palmo sinistro e vide la banconota da cento euro piegata e accartocciata. La mise in tasca. Sarebbe tornato per restituirla quella sera stessa, prima di andare a lavoro, chiarendo le cose con quella donna.
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